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A partire dal 1980, in una fase contraddistinta da profonde e incisive trasformazioni dei contesti urbani e del paesaggio, l’attività di tutela preventiva, attuata sull’intero territorio lombardo dalla Sopraintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ed esplicata in Bergamo grazie alla collaborazione dell’Amministrazione Comunale, della Curia e Diocesi e del singolo cittadino, ha permesso di approfondire la conoscenza dell’elevata potenzialità archeologica del sottosuolo di città Alta. Tra i colli e le vallecole che caratterizzano la città d’altura, a partire dal I sec. a.C. venne costituendosi il centro politico, amministrativo, religioso e residenziale di Bergomum. A seguito di poderose opere di livellamento, di terrazzamento e di riporti di argilla e di macerie che servirono per colmare i dislivelli, sigillando i resti del tessuto protourbano, si organizzò l’impianto urbano con la cinta muraria, il reticolato stradale, l’area forense, gli edifici da spettacolo, i monumenti pubblici, le domus, le necropoli, un contesto che, in occasione di nuovi interventi edilizi, puntualmente, anche se in modo parziale, riemerge, a testimonianza della complessa e articolata sequenza stratigrafica che caratterizza il sottosuolo. A partire dalla prima età imperiale sino ad epoca tardoantica, la città ha conosciuto ristrutturazioni dei suoi edifici, modifiche e mutazioni di destinazione e d’uso di alcune zone, con nuove soluzioni nell’organizzazione complessiva dello spazio urbano.