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Molte scelte culturali fatte dal rinascimento ad oggi dalla critica storica sulle origini di Bergamo e sugli Orobi (il cui nome è coniato dagli eruditi e manca nei codici latini) nascono da esigenze ideologiche e politiche di età moderna (ad esempio attribuire la città ai Cenomani sottolineava il legame con la terra di San Marco). Il riesame delle poche fonti esistenti su Bergamo antica, confrontato con i nuovi dati archeologici, porta a riconoscere il carattere insubre di Bergamo e del suo territorio, dove la cultura di Golasecca appare ormai prevalente già dal VI sec. a.C. Il confronto tra tutti gli elenchi di popoli alpini pervenutici e la menzione degli Orobi, porta inoltre a separare quest’ultima da tutti gli altri brani. È l’unica che non esprime genealogie fittizie e legami etnico-politici, ma legami alternativi, riconducibili al sacro e indipendenti da quelli etnico-politici. Bergamo è al centro del suo territorio almeno dal VI sec. a.C., e il suo nome preromano, che non possiamo ricostruire completamente e non autorizza etimologie che compongono elementi disparati per arrivare ad un significato “montano”, è corradicale con quello del dio galloromano Bergimus, che ripropone tratti di divinità più antiche legate al tempo lunare. Dal IV al II sec. a.C. Bergamo scompare nelle fonti, ma è sempre viva, anche se ridimensionata, ed indipendente dai centri vicini.