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Nel I millennio a.C. Bergamo si distingue come terra di confine tra mondo alpino e mondo padano, tra Celti golasecchiani e Veneti. L’area valliva e alpina delle Orobie, esemplificata dall’oppidum degli Orobi a Parre, consolida le relazioni con il mondo culturale centro-alpino, genericamente definito come “retico”, cui l’accomunano la scelta topografica degli abitati, la tipologia delle strutture insediative, la cultura materiale, l’uso di incidere le pietre e gli aspetti del culto; nella pianura e nell’area collinare risulta invece diffusa, come ultima propaggine dell’area comasca e ticinese, la cultura dei Celti golasecchiani, cui appartiene anche l’abitato protourbano di Bergamo, sorto nel VI-V secolo a.C. in posizione-chiave tra lo sbocco delle valli principali e la pianura, lungo la via pedemontana. Nonostante un flusso intenso di scambi e di commerci risulti avere interessato il territorio in area prossima all’abitato sul colle già nei primi secoli dell’età del Ferro (la stipe votiva di Curno) e, ancor più, tra VI e V sec. a.C. (la necropoli di Brembate Sotto), Bergamo sembra rimanere marginale rispetto al flusso dei traffici che in questo periodo percorrono, da Est ad Ovest e da Nord a Sud, l’Italia settentrionale, mantenendo una sua tradizionale identità.